Allattamento artificiale: vantaggi effettivi

Nel precedente articolo si è parlato dei principali benefici dell’allattamento al seno. L’articolo che segue, invece, parlerà dei principali vantaggi presenti nell’allattamento artificiale. 

L’allattamento artificiale è una modalità di nutrizione del neonato che presenta degli effettivi vantaggi anche per quelle mamme che non avrebbero alcun problema con l’allattamento al seno. I vantaggi dell’allattamento artificiale presentano sicuramente degli aspetti pratici e concreti che andrebbero presi in considerazione in talune situazioni impellenti. 

> Soddisfazione più lunga del bambino: il latte vaccino è più difficile da digerire rispetto al latte materno, tuttavia il caglio gommoso che si ferma più a lungo nello stomaco del neonato gli dà un senso di sazietà che si prolunga per molte ore. Il latte materno viene digerito più velocemente, dando così l’impressione che il neonato sia sempre attaccato al seno. Le poppate troppo frequenti possono mettere a dura prova le energie della madre.

> Facile controllo della qualità di latte assunta: l’allattamento artificiale permette di calibrare e di conoscere esattamente quanto latte è contenuto nel biberon. A differenza dell’allattamento al seno dove tuttavia il bambino con un allattamento che ha preso un ritmo regolare riesce ugualmente ad autoregolare i suoi ritmi di sazietà. La madre che allatta col biberon può sapere, invece, esattamente quanto latte è stato assunto dal bambino controllando quello residuo rimasto all’interno del biberon. Quest’ultimo aspetto può, però, costituire uno svantaggio qualora dei genitori ansiosi spingono il bambino a mangiare più di quanto egli stesso ne abbia voglia. 

> Più libertà: l’allattamento artificiale consente alla madre di non dover sempre essere presente. Questo permette di concedere alla madre, ma anche alla coppia genitoriale ( … e coniugale!) di potersi ritagliare dei momenti di intimità, fondamentali per ricaricare le energie. Il bambino in tale circostanza può essere affidato alle cure dei nonni o di una babysitter. Chi necessita di tornare a lavoro quando il bambino ha già tre mesi può farlo, basterà preparare la provvista di latte artificiale necessaria, che verrà data al bambino dalla persona che sostituisce il caregiver. Anche le madri che allattano al seno possono farlo, utilizzando il loro latte spremuto e integrandolo con un biberon di latte artificiale. 

> Meno oneri: per la donna spossata da un difficile travaglio il non doversi alzare nel cuore della notte o all’alba può essere un concreto aiuto per ristabilirsi e ritrovare nuove forze e un nuovo equilibrio fisico e mentale. Il padre o la presenza di una nonna (se è venuta ad aiutare in questo periodo) possono svolgere un importante ruolo di supporto. La possibilità per la puerpera di non dover produrre il latte materno e non dover ottemperare ad altre incombenze, come ad esempio le poppate notturne, le permetteranno di recuperare energie e forze fisiche in maniera più rapida. 

> Più partecipazione del padre: il padre può condividere il piacere di allattare il figlio nutrendolo con il biberon, cosa impossibile da fare con l’allattamento al seno, a meno che non si usi un tiralatte. 

> Più partecipazione da parte dei fratelli maggiori: un fratello maggiore avrà modo di sentirsi maggiormente coinvolto nella cura e nell’accudimento del neonato se gli si dà la possibilità di partecipare alla nutrizione del nuovo arrivato. 

> Più possibilità di vestirsi come si vuole: una madre che allatta artificialmente può vestirsi come più le è conveniente. L’abbigliamento di una madre che allatta nonostante sia meno limitato rispetto a quello da indossare durante gli ultimi mesi di gestazione, impone sempre un certo livello di limitazione rispetto alla moda. 

> Meno restrizioni di metodi anticoncezionali: quando si allatta al seno l’assunzione di anticoncezionali è molto limitata ad alcuni specifici tipi; mentre invece nel caso in cui si procede con allattamento artificiale è possibile utilizzare quello si preferisce (previo consiglio del medico!). 

> Meno esigenze e restrizioni dietetiche: la madre che utilizza l’allattamento artificiale può smettere di dover mangiare per due, interrompendo la dieta iperproteica e ricca di calcio e vitamine presa prima di partorire. Come allo stesso tempo potrà bere degli alcolici (con moderazione!) quando va ad una festa, mangiare cibi più speziati o assumere farmaci, senza necessità di preoccuparsi dei possibili effetti che potrebbero avere sul figlio. Attenzione da parte del caregiver, però, a mantenersi sempre vigili e in salute per la qualità psico-fisiche necessarie alle cure e all’accudimento del bambino. Dopo sei settimane dal parto ( non prima poiché il corpo è ancora in una fase di recupero), si può iniziare una dieta un po’ più rigorosa per eliminare i chili di troppo. Questo invece non deve accadere nel caso di una madre che allatta, almeno fino allo svezzamento, tuttavia in questo caso non c’è neanche il bisogno di fare una dieta per dimagrire, considerato il consumo di calorie necessario per la produzione di latte materno. 

> Meno imbarazzo per chi è pudica: mentre la madre che allatta spesso può ricevere sguardi curiosi, a volte anche troppo insistenti, la madre che non allatta al seno non deve fare i conti con questo aspetto. Allo stesso modo la madre che non allatta al seno non deve neanche preoccuparsi della rivestitura dopo la poppata, anche se molte donne che scelgono di allattare al seno trovano molto naturali questi gesti. 

> Possibilità di avere più rapporti sessuali: la gravidanza permette di continuare ad avere rapporti sessuali, ma con molti accorgimenti. Per questa ragione molte coppie, dopo il parto, si aspettano di tornare quanto prima ad una vita sessuale di coppia “normale”. Per alcune donne che allattano al seno, la vagina inaridita dai cambiamenti ormonali dell’allattamento, assieme ai capezzoli gonfi e al seno che cola, rende l’atto sessuale difficile. Invece, la mamma che non allatta al seno, dopo il parto, ha meno ostacoli che la separano dal partner, ad eccezione dei pianti notturni e dei risvegli improvvisi del bambino. 

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

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