Attaccamento prenatale e storia materna: come le esperienze infantili della madre influenzano il legame con il feto

Il Passato che Segna il Presente

L’attaccamento prenatale, ovvero il legame che una madre sviluppa con il proprio bambino durante la gravidanza, rappresenta una dimensione fondamentale del benessere materno-fetale (Condon & Corkindale, 1997). Tuttavia, il modo in cui una madre si relaziona con il proprio feto può essere influenzato profondamente dalle sue esperienze infantili, in particolare da eventuali traumi vissuti nell’infanzia.

Gli studi nell’ambito della psicologia dello sviluppo dimostrano che le esperienze traumatiche infantili – tra cui abusi, trascuratezza emotiva o relazioni di attaccamento insicure – possono avere ripercussioni significative sulla capacità della madre di stabilire un legame emotivo con il proprio bambino prima ancora della nascita (Benoit et al., 2015). Questo fenomeno si spiega attraverso i meccanismi di trasmissione intergenerazionale del trauma, secondo i quali le esperienze non elaborate della madre possono ripresentarsi in forme diverse nel rapporto con il figlio (Fonagy et al., 2002).

L’obiettivo di questo articolo è esplorare come le esperienze traumatiche infantili influenzino l’attaccamento prenatale e quali percorsi terapeutici possano aiutare le madri a sviluppare un legame sicuro e amorevole con il proprio bambino.

Attaccamento Prenatale: Un Processo Influenzato dalla Storia di Vita

L’attaccamento prenatale non è un evento isolato, ma un processo dinamico che si sviluppa nel corso della gravidanza, influenzato dalle rappresentazioni interne della madre sulla genitorialità (Slade et al., 2009). Le madri che hanno vissuto traumi infantili tendono a presentare modelli di attaccamento insicuri o disorganizzati, che possono rendere difficile il processo di connessione emotiva con il feto (George & Solomon, 1999).

Uno dei meccanismi principali attraverso cui il trauma infantile influenza l’attaccamento prenatale è la dissociazione emotiva. Alcune madri, per proteggersi dal dolore del proprio passato, possono adottare strategie di evitamento emotivo che le portano a percepire la gravidanza in modo distante o neutrale (Lyons-Ruth et al., 2006). In altri casi, la gravidanza può risvegliare ricordi dolorosi legati alla propria infanzia, generando sentimenti di ansia, paura o inadeguatezza (Bifulco et al., 2004).

Ricerche recenti hanno dimostrato che le madri con storie traumatiche presentano punteggi più bassi nel Prenatal Attachment Inventory (PAI), uno strumento che misura la qualità del legame tra madre e feto, rispetto alle madri che non hanno vissuto esperienze traumatiche (Cranley, 1981). Questi risultati suggeriscono che il passato della madre gioca un ruolo cruciale nel determinare il livello di coinvolgimento emotivo con il proprio bambino prima della nascita.

L’Influenza del Trauma Infantile sul Benessere Psicologico della Madre

Le madri con una storia di traumi infantili sono anche più a rischio di sviluppare disturbi psicologici durante la gravidanza, come ansia, depressione e disturbo post-traumatico da stress (PTSD) (Yehuda & Bierer, 2009). Questi stati emotivi non solo influenzano il benessere della madre, ma possono anche avere effetti negativi sullo sviluppo del bambino in utero.

L’ansia materna durante la gravidanza è stata associata a una maggiore attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con conseguente aumento dei livelli di cortisolo, un ormone dello stress che può attraversare la placenta e influenzare negativamente lo sviluppo neurobiologico fetale (Van den Bergh et al., 2005). Le madri con storie traumatiche tendono ad avere livelli più elevati di cortisolo durante la gravidanza, il che potrebbe spiegare perché i loro bambini presentano un rischio maggiore di sviluppare problemi emotivi e comportamentali nel corso della vita (Enlow et al., 2014).

Un altro aspetto rilevante riguarda la percezione del proprio ruolo materno. Le donne che hanno vissuto trascuratezza emotiva o abusi possono avere difficoltà a vedersi come madri amorevoli e competenti, sperimentando sentimenti di paura o inadeguatezza rispetto al loro futuro ruolo genitoriale (Pajulo et al., 2006). Questa insicurezza può tradursi in un attaccamento prenatale fragile o ambivalente, caratterizzato da momenti di forte connessione seguiti da episodi di distacco emotivo.

Percorsi Terapeutici per Favorire un Attaccamento Prenatale Sicuro

Fortunatamente, esistono diversi interventi terapeutici che possono aiutare le madri con storie traumatiche a sviluppare un attaccamento prenatale più sicuro e positivo. Tra i più efficaci troviamo:

  1. Psicoterapia Focalizzata sul Trauma
    Approcci come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) possono aiutare le madri a rielaborare le esperienze traumatiche, riducendo il loro impatto sulla gravidanza e sulla relazione con il feto (Van der Kolk, 2014).

  2. Interventi Basati sulla Mindfulness
    La mindfulness si è rivelata efficace nel ridurre l’ansia e lo stress durante la gravidanza, favorendo una maggiore connessione emotiva con il bambino (Vieten & Astin, 2008). Pratiche come la meditazione guidata e la respirazione consapevole possono aiutare le madri a sviluppare un atteggiamento più presente e accogliente verso il proprio feto.

  3. Sostegno Psicologico Prenatale
    Programmi di supporto psicologico durante la gravidanza, come il Minding the Baby Program (Slade et al., 2009), aiutano le madri a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e a costruire un legame più sicuro con il proprio bambino.

  4. Psicoeducazione e Parent Training
    Offrire alle future madri strumenti pratici, attraverso la psicoeducazione o il parent training, per comprendere e gestire le loro emozioni può essere un elemento chiave per prevenire la trasmissione intergenerazionale del trauma (Berlin et al., 2011).

L’attaccamento prenatale non è solo una questione di biologia, ma è fortemente influenzato dalla storia di vita della madre. Le esperienze traumatiche infantili possono ostacolare la costruzione di un legame sicuro con il feto, ma grazie a interventi mirati è possibile favorire un attaccamento prenatale positivo. Riconoscere il proprio passato, affrontarlo con il giusto supporto e imparare a costruire nuove modalità relazionali rappresenta un passo fondamentale per garantire al bambino una base sicura su cui crescere.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Fonti bibliografiche:

  • Benoit, D., Parker, K. C., & Zeanah, C. H. (2015). Mother-infant attachment: Factors influencing the transmission of attachment. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 56(4), 224-235.
  • Bifulco, A., Moran, P. M., Ball, C., & Bernazzani, O. (2004). Adult attachment style. Journal of Affective Disorders, 78(2), 93-98.
  • Fonagy, P., Gergely, G., Jurist, E. L., & Target, M. (2002). Affect regulation, mentalization, and the development of the self. Other Press.
  • Slade, A., Sadler, L. S., & Mayes, L. C. (2009). Minding the baby: Enhancing maternal reflective functioning. Psychoanalytic Inquiry, 29(3), 243-257.
  • Van der Kolk, B. (2014). The body keeps the score: Brain, mind, and body in the healing of trauma. Viking Press.

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