BES e DSA nella scuola dell’infanzia

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BES e DSA nella scuola dell’infanzia

In determinati periodi dello sviluppo o con continuità sono molti i bambini che possono manifestare Bisogni Educativi Speciali (BES), per motivi fisici, biologici, fisiologici, psicologici e sociali. Detto in altre parole, l’area dello svantaggio scolastico fa riferimento non solo ai deficit, ma anche a tutti quegli alunni che richiedono, per periodi lunghi o brevi, una speciale attenzione per diverse ragioni.

L’area dei BES comprende tre sotto-categorie:

1. Disabilità:  che riguarda tutte le situazioni certificate ai sensi della legge 104/92

2. Disturbi Evolutivi Specifici, tra questi rientrano:

  • Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA);
  • Deficit del linguaggio;
  • Deficit delle abilità non verbali e della coordinazione motoria, Disprassia;
  • Disturbo dello spettro dell’autismo senza compromissione a livello cognitivo e verbale;
  • Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività, ADHD di grado lieve;
  • Funzionamento Intellettivo Limite (FIL) o Disturbo Evolutivo specifico misto con codice F83, secondo la classificazione ICD 10.

3. Situazioni di svantaggio culturale e linguistico e Situazioni di svantaggio socio-economico e/o psicologico.

In base alla Circolare Ministeriale (“Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali” C.M. 8 del 6/3/2013) c’è un importante novità che riguarda la possibilità di attivare da parte della scuola una programmazione personalizzata e individualizzata in autonomia sia sulla base della documentazione clinica presentata dalla famiglia, sia, in sua assenza, sulla base di considerazioni psicopedagogica e didattiche del team docenti.

Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA): Alcuni bambini nel loro percorso scolastico, sin dalla scuola dell’infanzia, incontrano difficoltà che pregiudicano fortemente il percorso di apprendimento. Nella scuola dell’infanzia non è ancora possibile fare una diagnosi di DSA, ma è necessario – così come previsto anche dalle normative – attenzionare la situazione. (vedi anche BES e DSA: il dialogo scuola-famiglia). I DSA includono la Dislessia (difficoltà di lettura), la Disortografia e Disgrafia (che sono entrambi disturbi relativi alla scrittura, negli aspetti linguistici e negli aspetti motorio-esecutivi) e la Discalculia (che riguarda le difficoltà a manipolare i numeri e ad eseguire calcoli).

I bambini nei quali si riscontrano queste difficoltà, sono in genere caratterizzati da un funzionamento intellettivo nella norma, ovvero integro, spesso possono essere molto creativi, e hanno capacità di problem solving e di immaginare soluzioni inedite. Tuttavia, l’esistenza di un diverso sviluppo a livello neurobiologico, che si manifesta proprio nel corso dei primi apprendimenti della lettura, della scrittura e del calcolo – processi complessi per ogni bambino – determina ritardi e insuccessi, spesso accompagnati da ansia e disagio.

È fondamentale identificare l’origine di queste difficoltà per evitare di fare l’inevitabile errore di attribuire la causa di questo alla scarsa volontà del bambino, alla sua pigrizia, alla scarsa capacità o al poco impegno. Pensare che il bambino “lo faccia apposta”  o che vi sia da parte sua una volontà o una responsabilità genera un forte senso di frustrazione nella famiglia – nei genitori in particolare – ma, soprattutto, nel bambino ingenerando ansia e forti sensi di colpa.

Il non agire in tempo e il non identificare il prima possibile un eventuale difficoltà (se transitorio) o disturbo (se persistente) genera nelle famiglie, specialmente nella vita del bambino, vere e proprie situazioni catastrofiche.

Spesso i bambini fin dall’ingresso alla scuola dell’infanzia possono mostrare alcune difficoltà in particolari aree. Queste difficoltà possono essere individuate tramite un’osservazione sistematica delle attività svolte dal bambino osservando specifici aspetti (vedi anche Indici predittivi dei DSA in età prescolare). Infatti, la presenza di indici predittivi cognitivo-linguistici delle abilità di lettura, scrittura e calcolo possono essere meglio osservati sia nel contesto scolastico, sia nella pratica clinica.

Tuttavia come riportato nelle “Linea Guida sulla gestione dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento”, l’individuazione degli indici predittivi dei DSA non deve peraltro portare a rigidi schemi di esito in quanto sappiamo che vi sono ampi ambiti di modificabilità e di adattamento in relazione al ruolo dell’ambiente inteso sia come fattore di rischio sia anche di protezione (vedi anche Fattori di rischio e fattori protettivi).

Sempre sulle Linee Guida si raccomanda di utilizzare i suddetti indici predittivi al solo fine di individuare bambini che possono avere un’aumentata probabilità (o rischio) di presentare difficoltà nell’area della decodifica nei successivi anni della scuola primaria (ma non necessariamente un Disturbo Specifico della lettura o Dislessia), anche con l’obiettivo di favorire l’eventuale implementazione di attività di potenziamento volte a sostenere lo sviluppo di quelle abilità.

L’esperienza clinica ha dimostrato che i genitori di questi bambini spesso lamentano forti difficoltà nella sfera che riguarda il momento “compiti per casa”, che diventa un vero e proprio terreno di guerra che distrugge il rapporto genitore-figlio. La richiesta di aiuto che porta il genitore è quasi sempre riferita a questi aspetti: “non capisco se non riesce a fare i compiti o se non vuole farli”; “è lento a fare i compiti”, ecc. ecc.

La buona notizia è che oggi è possibile l’identificazione precoce e un intervento di potenziamento (vedi anche “Protocollo Screening – online” e  Potenziamento degli apprendimenti) che sicuramente riduce molto il rischio di un ulteriore aggravamento della situazione. L’intervento mirato da parte dello specialista, con il sostegno adeguato della scuola e degli insegnanti, produce effetti molto positivi, e in molti casi i bambini riescono a trovare le proprie risorse per superare queste iniziali difficoltà.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

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