Scoprire che tua figlia si taglia è un’esperienza devastante che può lasciare un genitore con un senso di impotenza e paura. L’autolesionismo è un segnale di profondo disagio emotivo (vedi articolo precedente) e, come genitore, è fondamentale agire con sensibilità, comprensione e determinazione. In questo articolo esploreremo cosa fare quando scopri che tua figlia si taglia, come affrontare la situazione con empatia, come cercare supporto, e come aiutare tua figlia a trovare modi più sani per gestire il dolore emotivo.
Riconosci le Tue Emozioni e Mantieni la Calma
Scoprire che tua figlia si sta facendo del male può suscitare una serie di emozioni: shock, rabbia, tristezza e paura. È fondamentale riconoscere questi sentimenti per poterli gestire adeguatamente. Il primo passo è mantenere la calma quando affronti la situazione. Le reazioni emotive intense possono attivare il sistema nervoso autonomo sia nel genitore che nella figlia, portando a risposte di “lotta o fuga” che possono peggiorare il conflitto e il malessere (Porges, 2011).
Secondo la teoria polivagale sviluppata dal neuroscienziato Stephen Porges, la nostra capacità di restare calmi e presenti è fondamentale per creare un “spazio sicuro” che permetta a tua figlia di aprirsi. È necessario che tu, come genitore, riesca a regolare le tue emozioni per aiutare tua figlia a regolare le sue. Pratiche come la respirazione profonda, la mindfulness, e l’autocompassione possono essere utili per mantenere una risposta emotiva equilibrata (Siegel, 2010).
Inizia una Conversazione Aperta e Senza Giudizi
Affrontare l’argomento dell’autolesionismo richiede delicatezza e apertura. È importante evitare il giudizio e mostrare interesse genuino per i sentimenti e le esperienze di tua figlia. Studi di psicoterapia hanno dimostrato che un approccio empatico e non giudicante è fondamentale per stabilire una relazione terapeutica di fiducia (Rogers, 1961). Allo stesso modo, un genitore che si avvicina con comprensione può essere un valido aiuto per sua figlia.
Puoi iniziare la conversazione con frasi che mostrano preoccupazione e interesse piuttosto che accusatorie. Ad esempio, dire “Ho notato che stai attraversando un momento difficile e voglio capire come ti senti” è molto più efficace di “Perché lo fai?”. Questa apertura permette a tua figlia di sentirsi compresa piuttosto che attaccata, abbassando le difese e aprendo la strada a una comunicazione sincera (Linehan, 1993).
Ascolta Attivamente e con Empatia
Quando tua figlia si apre, è essenziale ascoltare attivamente, senza interromperla o minimizzare i suoi sentimenti. L’autolesionismo è spesso una risposta a emozioni travolgenti che non riesce a gestire o a esprimere. Dalla prospettiva delle neuroscienze, l’ascolto empatico può aiutare a stimolare la produzione di ossitocina, l’ormone del legame e della fiducia, che può ridurre il livello di ansia e stress (Uvnäs-Moberg, 1998).
Le tecniche di ascolto attivo, come il rispecchiamento dei sentimenti e l’uso di domande aperte, possono essere molto efficaci. In psicoterapia, queste tecniche aiutano a creare uno spazio in cui il paziente si sente visto e ascoltato (Rogers, 1961). Allo stesso modo, come genitore, puoi usare frasi come “Sembra che tu ti senta sopraffatta” o “Capisco che questo deve essere molto difficile per te” per validare le sue emozioni.
Cerca il Supporto di un Professionista
L’autolesionismo è spesso un segnale di una sofferenza emotiva più profonda e può essere legato a disturbi d’ansia, depressione, traumi o altri problemi di salute mentale. È importante cercare l’aiuto di un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra specializzato in adolescenti. La terapia sistemico-relazionale, la terapia familiare, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia EMDR, sono alcune delle terapie che si sono dimostrate efficaci nel trattamento dell’autolesionismo (Beck, 2011; Linehan, 1993; Shapiro & Maxfield, 2002; Minuchin, 2018).
Studi neuroscientifici hanno dimostrato che queste forme di psicoterapia possono effettivamente rimodellare le connessioni neurali nel cervello, aiutando a migliorare la regolazione emotiva e a ridurre comportamenti autodistruttivi (Siegel, 2012). Ad esempio, l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) si concentra sulla desensibilizzazione e rielaborazione dei ricordi traumatici che possono contribuire all’autolesionismo. Attraverso la stimolazione bilaterale, come i movimenti oculari guidati, l’EMDR aiuta a ridurre l’intensità emotiva dei ricordi traumatici e a promuovere una rielaborazione più adattativa, fornendo alle persone strumenti per gestire le emozioni intense senza ricorrere a comportamenti autodistruttivi (Shapiro, 2017).
La terapia familiare, spesso affiancata ad un lavoro individuale sul minore e sulla coppia genitoriale, si concentra sul miglioramento della comunicazione, la risoluzione dei conflitti e il rafforzamento delle dinamiche familiari. Coinvolgendo tutti i membri della famiglia nel processo terapeutico, la terapia familiare aiuta a identificare e modificare i modelli disfunzionali che possono contribuire all’autolesionismo, fornendo un ambiente di supporto che facilita una gestione più sana delle emozioni e dei comportamenti (Minuchin, 1974; Carr, 2019).
Infine, la CBT si concentra sull’identificazione e la modifica dei pensieri distorti e dei comportamenti disfunzionali che contribuiscono all’autolesionismo. Attraverso tecniche strutturate come la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione graduale e lo sviluppo di abilità di coping, la CBT aiuta le persone a sviluppare strategie più efficaci per affrontare lo stress e le emozioni intense, riducendo la necessità di ricorrere a comportamenti autodistruttivi (Beck, 2011).
Costruisci un Sistema di Supporto
Oltre al supporto professionale, è essenziale costruire un sistema di supporto allargato. Questo può includere altri membri della famiglia, amici di fiducia, insegnanti o consulenti scolastici che possano sostenere tua figlia durante questo periodo difficile. Le neuroscienze ci dicono che il supporto sociale è un potente antidoto allo stress. Il contatto con persone di fiducia può attivare il sistema di attaccamento e aumentare la produzione di neurotrasmettitori positivi come la serotonina e la dopamina (Cozolino, 2014).
Tuttavia, è importante che tua figlia non si senta esposta o messa al centro dell’attenzione contro la sua volontà. Parla con lei prima di coinvolgere altri e assicurati che si senta a suo agio con le persone che vuoi includere nel suo sistema di supporto.
Promuovi Attività e Abitudini Sane
Incoraggiare tua figlia a esplorare attività che possano aiutarla a esprimere le sue emozioni in modo sano è essenziale. Attività creative come il disegno, la scrittura, la musica o il teatro possono fungere da valvole di sfogo per il suo dolore emotivo. Le neuroscienze mostrano che l’arte-terapia, la musicoterapia e altre forme di terapia espressive possono influenzare positivamente i circuiti emotivi nel cervello (Malchiodi, 2013).
Inoltre, attività fisiche come lo sport o la pratica dello yoga possono aiutare a regolare il sistema nervoso e a ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Studi di neuroscienze suggeriscono che l’esercizio fisico regolare può aumentare la neuroplasticità del cervello, migliorando l’umore e la capacità di gestione dello stress (Ratey, 2008).
Evita il Controllo Eccessivo ma Rimani Presente
Mantenere un equilibrio tra supervisione e fiducia è fondamentale. Controllare eccessivamente tua figlia può portare a una maggiore resistenza e a un ulteriore isolamento. D’altro canto, un’assenza di supervisione potrebbe non offrire abbastanza sostegno. Secondo gli studi di neuroscienze sull’attaccamento, è importante che i genitori forniscano una “base sicura” da cui l’adolescente possa esplorare il mondo, sentendosi sicura e sostenuta (Siegel, 2012).
Puoi rimanere presente stabilendo una routine di “check-in” giornalieri, in cui puoi chiederle come è andata la sua giornata, come si sente, e se ha bisogno di parlare. Questo approccio offre sostegno senza essere invadente.
Prenditi Cura di Te Stesso
Essere genitore in questa situazione può essere estremamente stressante. È importante che anche tu cerchi supporto e prenda tempo per la tua salute mentale ed emotiva. Gruppi di supporto per genitori, la consulenza psicologica, o la pratica di tecniche di autoregolazione come la mindfulness o il biofeedback possono aiutarti a gestire lo stress e a rimanere presente per tua figlia (Kabat-Zinn, 1990).
Le neuroscienze hanno dimostrato che quando un genitore è in grado di regolarsi emotivamente, può servire da “modello neurale” per il figlio, aiutandolo a sviluppare migliori capacità di autoregolazione (Siegel, 2012).
Scoprire che tua figlia si taglia è un campanello d’allarme per il suo benessere emotivo. Agendo con amore, comprensione, e apertura, puoi fare una grande differenza nel suo processo di guarigione. Le tecniche e le conoscenze derivanti dalla psicoterapia e dalle neuroscienze offrono strumenti potenti per affrontare questa difficile situazione, non esitare a chiedere aiuto ad uno specialista formato in psicoterapia del trauma e in disturbi del comportamento, un intervento psicoterapico tempestivo può fare la differenza nella vita di tua figlia.
Articolo curato da:
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica
Bibliografia:
- Beck, A. T. (2011). Cognitive Therapy of Depression. Guilford Press.
- Carr, A. (2019). Family Therapy: Concepts, Process and Practice. Wiley-Blackwell.
- Cozolino, L. (2014). The Neuroscience of Human Relationships: Attachment and the Developing Social Brain. W.W. Norton & Company.
- Kabat-Zinn, J. (1990). Full Catastrophe Living: Using the Wisdom of Your Body and Mind to Face Stress, Pain, and Illness. Delacorte.
- Linehan, M. M. (1993). Cognitive-Behavioral Treatment of Borderline Personality Disorder. Guilford Press.
- Malchiodi, C. A. (2013). Art Therapy and the Brain: An Introduction to Neuroscience-Informed Practice. Guilford Press.
- Minuchin, S. (1974). Families and Family Therapy. Harvard University Press.
- Minuchin, S. (2018). Structural family therapy. In Families and family therapy (pp. 1-11). Routledge.
- Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-Regulation. W.W. Norton & Company.
- Ratey, J. J. (2008). Spark: The Revolutionary New Science of Exercise and the Brain. Little, Brown and Company.
- Rogers, C. R. (1961). On Becoming a Person: A Therapist’s View of Psychotherapy. Houghton Mifflin Harcourt.
- Shapiro, F., & Maxfield, L. (2002). Eye movement desensitization and reprocessing (EMDR): Information processing in the treatment of trauma. Journal of clinical psychology, 58(8), 933-946.
- Shapiro, F. (2017). Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR) Therapy: Basic Principles, Protocols, and Procedures. Guilford Press.
- Siegel, D. J. (2010). The Mindful Therapist: A Clinician’s Guide to Mindsight and Neural Integration. W.W. Norton & Company.
- Siegel, D. J. (2012). The Developing Mind: How Relationships and the Brain Interact to Shape Who We Are. Guilford Press.
- Uvnäs-Moberg, K. (1998). Oxytocin and Human Behavior. Elsevier.
- van der Kolk, B. A. (2014). The Body Keeps the Score: Brain, Mind, and Body in the Healing of Trauma. Viking.