Elaborazione sensoriale e relazione bambino-caregiver
Sono molti i fattori che possono influenzare la relazione bambino-caregiver. Una delle prospettive attualmente emergenti include l’esame del modo in cui bambini e genitori reagiscono alle esperienze sensoriali della vita quotidiana. Questo processo prende il nome di elaborazione sensoriale: attraverso i nostri sensi, riceviamo informazioni provenienti dal mondo esterno e il sistema nervoso elabora questi input per produrre una risposta. Quando il bambino e il caregiver iniziano a interagire, le risposte del bambino agli stimoli sensoriali iniziano ad influenzare anche le reazioni emotive del caregiver.
Certe madri riferiscono alcune sensazioni che i loro bambini hanno provocato in loro quando ancora erano nella pancia: <<Sembra che il bambino si muove quando io mi distendo>>; <<Sento il bambino che spinge contro il mio diaframma>>. Queste esperienze molto precoci forniscono la madre informazioni sulla responsività del bambino e possono promuovere delle interpretazioni relative a come sarà il bambino dopo la nascita. Dopo il parto il bambino e il caregiver acquisiscono altre informazioni uno sull’altro, inclusa la loro modalità di risposta alle stimolazioni tattili, ai suoni e alla luce presenti nell’ambiente.
Il processo di elaborazione sensoriale si riferisce al modo in cui il sistema nervoso riceve, interpreta e risponde agli input. Il modo in cui un soggetto risponde ad un input sensoriale è molto personale e si sviluppa in base a variabili sia genetiche, sia ambientali. I bambini, così come genitori, pur facendo parte della stessa famiglia, rispondono diversamente agli stimoli sensoriali. Per esempio, alcuni membri della famiglia possono notare il rumore in sottofondo, mentre altri possono distrarsi o essere irritati da stimoli come, per esempio, la musica, la tv o altre persone che parlano.
È utile comprendere i modelli di elaborazione sensoriale del bambino e del caregiver poiché sono uno strumento che consente di interpretare sia le interazioni positive sia quelle più difficili.
Alcuni risultati preliminari evidenziano la connessione esistente tra gli schemi di elaborazione sensoriale del bambino piccolo e specifiche caratteristiche temperamentali, suggerendo che le interazioni precoci informano il caregiver anche sulla personalità emergente del bambino.
Quando i caregiver comprendono sia il significato dei comportamenti del bambino, sia le proprie risposte agli stimoli sensoriali presenti nella vita quotidiana, diventano capaci di prevedere quali saranno le attività più efficaci per riuscire a realizzare le interazioni e le azioni dirette ad uno scopo. Se i caregiver riescono ad anticipare i loro limiti e i loro bisogni, così come quelli del bambino, rispetto al processo di elaborazione sensoriale, possono costruire rituali quotidiani, iniziano a sentirsi più competenti e ad aver maggior interesse nell’interazione. Contemporaneamente, quando i bambini ricevono una stimolazione sensoriale della giusta intensità, possono essere più partecipi ed interagire in modo più positivo, poiché non sono sopraffatti da una stimolazione eccessiva, né sono inattivi a causa di una stimolazione troppo debole. La relazione diventa produttiva, poiché entrambi i partner sono capaci di focalizzarsi sull’interazione e l’attività, piuttosto che sulla protezione (da un input sensoriale ed eccessivo) o sull’attivazione (quando la stimolazione sensoriale è troppo debole). Comprendendo i possibili schemi di elaborazione sensoriale, incluso ciò che innesca particolari risposte, i caregiver possono accrescere i propri sentimenti di competenza e soddisfazione, mentre i bambini possono ottenere che i propri bisogni di base siano soddisfatti. Quindi, la conoscenza del processo di elaborazione sensoriale porta ad un aumento degli insights capaci di migliorare la relazione bambino-caregiver.
Se un bambino è molto sensibile ai suoni, al movimento e alla stimolazione tattile, per esempio, è probabile che si agiti durante una riunione familiare, a causa del rumore dovuto alle chiacchiere e al continuo passaggio tra le braccia delle persone che desiderano tenerlo per un po’. In questa situazione, la mamma potrebbe avere difficoltà a calmare il bambino. Nonostante l’irritabilità del bambino sia dovuta all’accesso di rumori e di stimolazioni tattili, la mamma potrebbe interpretare le risposte del bambino come un rifiuto dei suoi tentativi di calmarlo. Sentire di essere rifiutata può contribuire al senso di incompetenza vissuto dalla madre e interferire con la costruzione del legame madre-bambino. Dall’altro lato, se la mamma ha capito che il bambino è particolarmente sensibile alle stimolazioni tattili e ai suoni, potrebbe iniziare ad anticipare i bisogni del figlio. Nel caso di una riunione familiare, per esempio, la mamma potrebbe stare nella zona più silenziosa della casa e permettere solo a poche persone di tenere in braccio il bambino, preferendo tenerlo lei stessa e facendo in modo che gli altri non possano vedere. Le altre persone potrebbero dunque interagire ugualmente con il bambino, evitando però la confusione creata dal continuo passaggio da una persona all’altra. La conoscenza del processo di elaborazione sensoriale può essere lo strumento potente utilizzabile all’interno dei programmi di sostegno delle relazioni bambino genitore.
Articolo a cura del:
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica