Ferite invisibili: infertilità, PMA e il difficile percorso verso un attaccamento materno sereno

Infertilità, PMA e l’Attaccamento Materno

L’infertilità, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come l’incapacità di ottenere una gravidanza dopo 12 mesi di rapporti sessuali regolari non protetti, rappresenta una sfida psicologica significativa per molte coppie. Il percorso della procreazione medicalmente assistita (PMA) porta con sé speranza, ma anche un carico emotivo complesso che può influenzare profondamente l’attaccamento materno prenatale e postnatale (Greil et al., 2010). Il legame di attaccamento, che solitamente inizia a formarsi già durante la gravidanza, può essere compromesso da sentimenti di fallimento, senso di colpa e paura del futuro, soprattutto quando si affrontano più cicli di PMA senza successo (Hammarberg et al., 2008).

Le donne che intraprendono il percorso della PMA vivono un’altalena emotiva, oscillando tra la speranza di una gravidanza e la delusione di eventuali fallimenti, che può portare a sentimenti di inadeguatezza e frustrazione (Gameiro et al., 2014). Questi vissuti possono interferire con il processo di attaccamento prenatale, rendendo difficile per la madre sviluppare un legame emotivo stabile con il feto, soprattutto nelle prime fasi della gravidanza, quando il timore di un nuovo fallimento è particolarmente intenso (Fisher et al., 2010).

L’Impatto dell’Infertilità sul Benessere Psicologico Materno

L’infertilità non è solo una condizione medica, ma anche una crisi esistenziale che colpisce profondamente l’identità e l’autostima della donna. Secondo uno studio di Verhaak et al. (2007), le donne che affrontano l’infertilità sperimentano livelli elevati di ansia, depressione e stress, paragonabili a quelli vissuti in situazioni di malattia cronica. Questa vulnerabilità psicologica può avere un impatto diretto sull’attaccamento materno, influenzando negativamente il processo di bonding durante la gravidanza.

Le donne infertili spesso si percepiscono come “difettose” o “incomplete”, e il fallimento ripetuto della PMA può intensificare questi sentimenti, generando un circolo vizioso di autosvalutazione e paura dell’abbandono. L’ansia costante legata all’incertezza dell’esito della PMA può limitare la capacità della madre di investire emotivamente nella gravidanza, creando una sorta di “attaccamento condizionato”, in cui l’affetto verso il feto viene trattenuto fino alla conferma della vitalità della gravidanza (Hammarberg et al., 2008).

Uno studio di Connolly et al. (1992) ha evidenziato che le donne infertili che attraversano cicli multipli di PMA presentano livelli più alti di depressione, il che può ostacolare l’attaccamento prenatale. Inoltre, il timore costante di un fallimento può portare a un “distacco emotivo” durante la gravidanza, influenzando negativamente l’interazione madre-bambino nei primi mesi postnatali (McMahon et al., 2011).

PMA e Fallimenti Ripetuti: La Percezione del Fallimento e il Senso di Colpa

Il percorso della PMA è spesso caratterizzato da successi intermittenti e fallimenti dolorosi. Ogni ciclo fallito rappresenta per la coppia, e in particolare per la donna, un lutto psicologico che si aggiunge al già difficile percorso dell’infertilità. La percezione del fallimento in PMA non è solo legata all’esito negativo del trattamento, ma anche alla sensazione di non essere “abbastanza” per concepire un figlio (Greil et al., 2010).

Il senso di colpa è un sentimento comune tra le donne che affrontano l’infertilità, spesso accompagnato da pensieri intrusivi come “Forse ho aspettato troppo” o “Avrei dovuto fare scelte diverse” (Hammarberg et al., 2008). Questo senso di colpa può interferire con l’attaccamento prenatale, portando la madre a sentirsi indegna di sviluppare un legame emotivo con il feto. Secondo uno studio di Lee et al. (2010), il senso di colpa legato all’infertilità è significativamente associato a livelli più bassi di attaccamento prenatale, soprattutto nelle donne che hanno affrontato più cicli di PMA senza successo.

I fallimenti ripetuti della PMA possono anche generare una sorta di “disillusione emotiva”, in cui la donna, per proteggersi dal dolore di un altro fallimento, evita di coinvolgersi emotivamente con la gravidanza fino al raggiungimento di una fase avanzata (Fisher et al., 2010). Questo meccanismo di difesa, sebbene comprensibile, può compromettere lo sviluppo di un attaccamento sano, influenzando il benessere del bambino nei primi mesi di vita (McMahon et al., 2011).

Accettazione di Alternative come l’Adozione: Un Nuovo Percorso Verso l’Attaccamento

Per molte coppie, l’adozione rappresenta una scelta complessa, spesso vista come “ultima spiaggia” dopo numerosi fallimenti della PMA. Tuttavia, l’accettazione dell’adozione come alternativa alla genitorialità biologica richiede un processo psicologico profondo, caratterizzato dall’elaborazione del lutto per la perdita della genitorialità biologica e dalla costruzione di una nuova identità genitoriale (Brodzinsky et al., 1998).

L’adozione, sebbene offra una nuova opportunità di genitorialità, porta con sé sfide uniche legate all’attaccamento. Uno studio di Juffer e van IJzendoorn (2005) ha evidenziato che i genitori adottivi, soprattutto quelli che hanno affrontato l’infertilità, possono inizialmente sperimentare difficoltà nell’attaccamento con il bambino adottato, dovute al timore di non essere accettati o di non essere “abbastanza” come genitori. Tuttavia, con il tempo e il supporto adeguato, molti genitori adottivi sviluppano legami profondi e sicuri con i loro figli, dimostrando che l’attaccamento non è legato esclusivamente alla genetica, ma è il risultato di cure amorevoli e costanti (Dozier et al., 2008).

La transizione dalla PMA all’adozione può essere facilitata attraverso interventi psicologici che aiutano le coppie a elaborare il lutto per la perdita della genitorialità biologica e a costruire una nuova narrazione della loro esperienza genitoriale (Daniluk & Hurtig-Mitchell, 2003). La psicoeducazione e il supporto psicologico durante questo processo sono fondamentali per promuovere un attaccamento sicuro e per garantire il benessere emotivo della famiglia adottiva (Juffer et al., 2005).

Implicazioni Cliniche: Supporto Psicologico per Promuovere un Attaccamento Positivo

Le implicazioni cliniche dell’infertilità e della PMA sull’attaccamento materno evidenziano l’importanza di un supporto psicologico mirato durante tutto il percorso di trattamento. Gli interventi psicologici dovrebbero concentrarsi su:

  • Elaborazione del lutto e riduzione del senso di colpa: aiutare le donne – e anche gli uomini – a elaborare il lutto per la perdita della fertilità e a ridurre il senso di colpa legato ai fallimenti della PMA.
  • Promozione dell’attaccamento prenatale: offrire strumenti pratici per favorire il legame emotivo con il feto, come tecniche di mindfulness e visualizzazione.
  • Supporto alla transizione verso l’adozione: fornire supporto psicologico durante il processo di adozione, aiutando le coppie a costruire un attaccamento sicuro con il bambino adottato.

Programmi di supporto psicologico, come la terapia cognitivo-comportamentale e gli interventi basati sulla mindfulness, hanno dimostrato di ridurre significativamente i livelli di ansia e depressione nelle donne che affrontano l’infertilità, migliorando così il processo di attaccamento prenatale (Domar et al., 2011).

L’infertilità e il percorso della PMA rappresentano sfide psicologiche che possono influenzare profondamente l’attaccamento materno. Tuttavia, con un supporto psicologico adeguato, è possibile promuovere un attaccamento sano, sia nelle gravidanze ottenute tramite PMA sia nelle famiglie adottive. L’accettazione di alternative come l’adozione e l’elaborazione dei vissuti emotivi legati all’infertilità sono passaggi fondamentali per costruire un legame emotivo sicuro con il bambino, garantendo così il benessere di tutta la famiglia.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Fonti bibliografiche:

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