Il bambino che non sta attento e si agita

In situazioni poco organizzate dove i bambini sono liberi di muoversi il loro comportamento è meno controllato e questo li spinge a correre instancabilmente, a giocare da un posto all’altro, a lasciare i giocattoli in giro o a intromettersi nei giochi degli altri bambini. Molti bambini in diverse occasioni possono mostrare comportamenti iperattivi, essere impulsivi o distratti, annoiarsi e commettere errori specialmente in compiti ripetitivi e monotoni. In alcuni bambini, però, questi comportamenti sono presenti in tutti i contesti (a casa, a scuola, in chiesa, ecc.) costituendo una condizione definita ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) ovvero Sindrome da Deficit di Attenzione/Iperattività.

L’ADHD rappresenta una condizione di deficit nelle capacità di autoregolazione cognitiva e comportamentale e fa parte dei Disturbi del Neurosviluppo. La letteratura scientifica ha oramai appurato che l’ADHD ha una base genetica che ne determina la predisposizione, tuttavia i fattori che incidono molto nella sua attivazione sono quelli ambientali che ne determinano il decorso.  Nell’età prescolare ha un’incidenza del 2% e nei maschi è tre volte più presente rispetto alle femmine.

La forma lieve dell’ADHD, quando non ci sono compromissioni a livello cognitivo e non è associata ad altri disturbi, rientra nella categoria dei Disturbi Evolutivi Specifici. L’ADHD lieve senza compromissioni cognitive o comorbilità con altri disturbi del neurosviluppo rientra tra i BES (Bisogni Educativi Speciali). Il funzionamento intellettivo nei bambini con ADHD in forma lieve non è particolarmente compromesso, tuttavia recenti ricerche hanno confermato la presenza di un FIL (Funzionamento Intellettivo Limite), ovvero la presenza di un Quoziente Intellettivo (QI) che in una o più specifiche aree va da 71 a 84. Nella maggioranza dei casi il livello di funzionamento dei bambini con ADHD di grado lieve rimane nella norma. La presenza di un Funzionamento Cognitivo Limite è stata spiegata con la presenza di un deficit nella memoria di lavoro (working memory) che compromette l’esecuzione delle prestazioni in questi bambini e a lungo termine incide sul loro apprendimento.

Nei bambini che  con molta probabilità manifesteranno questo disturbo è possibile sin dalla primissima infanzia osservare degli indici predittivi specifici. Ovviamente  per avere una diagnosi sarà poi fondamentale contattare uno psicologo specializzato nella valutazione e nel trattamento dell’ADHD. I bambini che hanno una condizione di rischio di sviluppare un disturbo da deficit di attenzione e iperattività presentano in genere dei pattern specifici nel temperamento (vedi articolo “L’importanza del temperamento nei bambini“).

Il bambino ha difficoltà a controllare i propri impulsi e a posticipare le gratificazioni, a riflettere prima di agire, ad aspettare il proprio turno, a svolgere giochi organizzati e con uno scopo da raggiungere. Rispetto ai suoi coetanei mostra un’eccessiva attività motoria e appare agitato e irrequieto, sviluppa con maggiore difficoltà le abilità cognitive e di conseguenza il rendimento scolastico ne risente.

Il bambino con difficoltà di attenzione e iperattività presenta problematiche anche nella sfera socio-relazionale, infatti, sono spesso presenti difficoltà a relazionarsi con gli altri bambini. Queste difficoltà di relazione, unite ai continui rimproveri da parte delle figure di riferimento (come i genitori , gli insegnanti, ecc.), al senso di inadeguatezza percepito dai frequenti insuccessi, lo portano a sviluppare un senso di demoralizzazione e di demotivazione , che ingrandisce ulteriormente la sua condizione rendendolo insicuro e minando la sua autostima.

Per questa ragione laddove ci si accorge che un bambino possa presentare queste difficoltà sono fondamentali l’identificazione precoce e gli interventi tempestivi per impedire l’accumulo di difficoltà di apprendimento e relazionali.

Le caratteristiche da osservare sono relative a tre macro-aree:

  1. Deficit di inibizione: il bambino non attende le consegne per un gioco; non riescono a bloccare comportamenti disturbanti nonostante i richiami; si distraggono durante i giochi che poi interrompono.
  2. Rigidità comportamentale: hanno difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti nel gioco; hanno difficoltà a partecipare a giochi di gruppo; riproducono sempre gli stessi comportamenti anche se sbagliati o non funzionali al gioco.
  3. Disregolazione emotiva: sono smaniosi e insofferenti; sono facilmente eccitabili e irritabili.

Per poter definire un programma di intervento sarà necessario individuare quelle aree di maggiore problematicità. Sarà altrettanto importante soffermarsi su quelle aree che rappresentano delle risorse del bambino: la sua spontanea capacità di aiutare gli altri; l’ipersensibilità e l’empatia; la fantasia e la creatività; il non portare rancore e perdonare spontaneamente; l’amore intenso per animali e natura.

Il coinvolgimento della scuola gioca un ruolo indispensabile per una corretta procedura di intervento che tenga conto di tutti i contesti in cui il bambino interagisce.

Se vostro figlio presenta uno o più dei comportamenti descritti in questo articolo, potrebbe essere importante comprendere meglio il motivo alla base di questi comportamenti e questo richiede un approfondimento da parte di uno specialista.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

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