Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD): una breve guida

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) è una delle condizioni neuropsichiatriche più diffuse durante l’infanzia e l’adolescenza. Contraddistinto da difficoltà persistenti nel mantenere l’attenzione, nell’autoregolazione e nel controllo dell’iperattività, questo disturbo può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana, relazionale e scolastica del bambino, nonché sulla sua vita adulta se non adeguatamente trattato.

Caratteristiche Diagnostiche

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività si manifesta attraverso due dimensioni principali:

  1. Disattenzione: la difficoltà nel mantenere l’attenzione si manifesta in comportamenti come il commettere errori di distrazione, il sembrare non ascoltare quando si parla direttamente al bambino, o l’avere difficoltà a organizzarsi. I bambini con ADHD possono dimenticare frequentemente attività o oggetti necessari per svolgere compiti quotidiani.

  2. Iperattività e Impulsività: si tratta di una difficoltà a rimanere fermi o a controllare gli impulsi. I bambini possono mostrare comportamenti come l’agitarsi o il muoversi eccessivamente in situazioni in cui ci si aspetta che stiano seduti, oppure interrompere frequentemente gli altri durante le conversazioni o i giochi.

Questi sintomi devono essere presenti in almeno due contesti (ad esempio, casa e scuola) e devono interferire significativamente con il funzionamento quotidiano. Per una diagnosi formale, tali sintomi devono manifestarsi prima dei 12 anni e persistere per almeno sei mesi.

Prevalenza

L’ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici più comuni, con una prevalenza stimata intorno al 5% nei bambini in età scolare e una persistenza del 2-3% nell’età adulta. È più frequentemente diagnosticato nei maschi, che spesso presentano comportamenti iperattivi-impulsivi più evidenti rispetto alle femmine, nelle quali predominano solitamente sintomi di disattenzione.

Sviluppo e Decorso

L’ADHD si manifesta generalmente nei primi anni di scuola primaria, quando le richieste ambientali relative all’organizzazione, alla concentrazione e al controllo del comportamento iniziano a mettere in evidenza le difficoltà. Sebbene in alcuni casi i sintomi di iperattività possano diminuire con l’età, i problemi legati alla disattenzione e all’impulsività tendono a persistere, influenzando la vita scolastica, lavorativa e relazionale anche in età adulta.

Fattori di Rischio e Prognosi

I principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’ADHD includono:

  1. Fattori genetici: una predisposizione familiare è evidente, con una maggiore probabilità di diagnosi in parenti di primo grado.
  2. Fattori neurobiologici: studi di neuroimaging hanno evidenziato anomalie nelle aree cerebrali coinvolte nel controllo dell’attenzione e dell’impulsività.
  3. Fattori ambientali: esposizione prenatale a sostanze tossiche, come alcool o nicotina, e complicazioni perinatali possono aumentare il rischio.
  4. Aspetti psicosociali: contesti familiari instabili o caratterizzati da stress cronico possono contribuire all’esacerbazione dei sintomi.

La prognosi dell’ADHD è influenzata dalla diagnosi precoce e dal trattamento tempestivo. Interventi multimodali, che includono terapie comportamentali e, se necessario, supporto farmacologico, sono essenziali per migliorare gli esiti.

Diagnosi Differenziale

La diagnosi di ADHD può essere complessa, poiché i sintomi possono sovrapporsi a quelli di altre condizioni. Tra queste:

  • Disturbi d’ansia: l’irrequietezza e la difficoltà di concentrazione possono derivare da una preoccupazione eccessiva piuttosto che da una disfunzione attentiva.
  • Disturbi dell’umore: l’irritabilità e la scarsa concentrazione possono essere legate a episodi depressivi o maniacali.
  • Disturbi del comportamento: la differenza chiave è che l’oppositività nei disturbi della condotta è deliberata e non legata all’impulsività o alla disattenzione.
  • Disturbi del neurosviluppo: l’ADHD può essere confuso con disturbi specifici dell’apprendimento o con il disturbo dello spettro autistico, che spesso coesistono.
  • Il Disturbo Traumatico dello Sviluppo (DTD): sebbene non ufficialmente riconosciuto nei manuali diagnostici, descrive una condizione che emerge in bambini esposti a traumi complessi e prolungati. I sintomi possono includere disattenzione, iperattività, impulsività e difficoltà emotive, sovrapponendosi ai criteri dell’ADHD. Nel DTD, i sintomi di disattenzione e iperattività sono spesso reazioni al trauma e si accompagnano a disregolazione emotiva, dissociazione e sintomi somatici. L’ADHD si presenta come un disturbo primario, mentre nel DTD i sintomi sono secondari a esperienze traumatiche. Il DTD include specifiche difficoltà nelle relazioni di attaccamento, come relazioni instabili con i caregiver, non osservabili nell’ADHD.

Comorbilità

L’ADHD è frequentemente associato ad altre condizioni, tra cui:

  • Disturbi d’ansia: presente in circa il 25% dei casi.
  • Disturbi dell’umore: la depressione maggiore e il disturbo bipolare possono coesistere.
  • Disturbi dell’apprendimento: il 42% dei  bambini con ADHD presentano difficoltà scolastiche specifiche.
  • Disturbi della condotta: comportamenti antisociali e problemi di autocontrollo possono essere concomitanti.

La presenza di comorbilità richiede un approccio diagnostico accurato e interventi integrati.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività è una condizione complessa e multifattoriale che richiede una diagnosi precoce e un trattamento mirato. La consapevolezza del disturbo e delle sue caratteristiche è essenziale per garantire che i bambini e le loro famiglie ricevano il supporto necessario per affrontare le sfide quotidiane e migliorare la qualità della vita.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Bibliografia:

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  • Pompili, E., Biondi, M., & Nicolò, G. (2023). DSM-5-TR: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (5. edizione, text revision.). Raffaello Cortina.

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