La funzioni esecutive in età evolutiva

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Le funzioni esecutive (FE) rappresentano le abilità che permettono a una persona di stabilire nuovi pattern di comportamento e modi di pensare e di avere un’introspezione su di essi. Dalla letteratura scientifica emerge che le FE hanno un’influenza genetica molto elevata, ovvero le FE rientrerebbero fra i tratti umani con un più elevato livello di ereditabilità, soprattutto se confrontate con altre funzioni cognitive come l’intelligenza o il linguaggio. 

Le FE si differenziano per la loro capacità di regolare i processi di pianificazione, controllo e coordinazione del sistema cognitivo e governano l’attivazione e la modulazione di molti schemi e processi. Questo permette l’organizzazione delle azioni in sequenze gerarchiche di mete, lo spostamento flessibile dell’attenzione sulle informazioni rilevate, l’attivazione di strategie appropriate e l’inibizione di risposte non adeguate. Le FE svolgono un ruolo centrale in qualsiasi tipo di attività sia sociale, sia lavorativa. 

Welsh e Pennington (1988) definiscono le FE come la capacità di adottare e mantenere un appropriato insieme di soluzioni finalizzate al raggiungimento di un obiettivo preciso. Queste includono funzioni cognitive di alto livello, come sistematizzare, pianificare, inibire e relazionarsi con diversi elementi, distinguere fra piano cognitivo e piano affettivo. Queste funzioni sono vitali nell’autonomia di un individuo favorendo l’espletamento di un comportamento indipendente e intenzionale. Anche nei bambini, il successo della loro partecipazione nei vari ambiti della vita(apprendimento, interazioni sociali, impiego del tempo libero, attività della vita quotidiana) dipende moltissimo dal funzionamento delle FE. 

Le FE comprendono numerosi processi, come: l’anticipazione, la selezione di uno scopo, la pianificazione, l’avvio dell’attività, l’autoregolazione, la flessibilità mentale, il controllo attentivo e l’utilizzo di feedback. 

Tuttavia, non è facile identificare un numero esatto e sistematico di FE. Un’organizzazione abbastanza condivisa dagli autori è quella di Miyake e colleghi (2000) che prevede tre principali cluster (insiemi) esecutivi: lo shifting (mental self-shifting) tra compiti o stati mentali, ovvero lo spostamento da un set mentale ad un altro; l‘updating (information updating and monitoring) delle rappresentazioni in memoria di lavoro, ovvero la capacità di aggiornare e monitorare le informazioni in entrata e infine l’inhibition (inhibition of prepotent responces) di risposte dominanti,  vale a dire la possibilità di poter inibire una risposta comportamentale precedentemente appresa, ma non più adeguata. Un deficit in quest’ultimo cluster porta a quello che viene definito perseverazione. 

La valutazione delle funzioni esecutive può avvenire in maniera diretta (con il bambino) o in maniera diretta (attraverso i genitori tramite questionari specifici). Lo screening delle funzioni esecutive  rappresenta un importante e iniziale step per impostare un eventuale piano di intervento che può aiutare a prevenire e/o ridurre gli effetti negativi sul comportamento e sull’apprendimento del bambino. 

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Fonti bibliografiche:

  • Cantagallo A., Spitoni G., Antonucci G., “Le funzioni esecutive. Valutazione e riabilitazione”, Carrocci Editor, Roma, 2015
  • Marzocchi M., Valagussa S., “Le funzioni esecutive in età evolutiva. Modelli neuropsicologici, strumenti diagnostici, interventi riabilitativi”, Franco Angeli editore, Roma, 2016
  • Usai M., Traverso L., Gandolfi G., Viterbori P.,  “FE-PS 2-6. Batteria per la valutazione delle funzioni esecutive in età prescolare”, Edizioni Centro Studi Erickson ,  Trento, 2017

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