La teoria dell’attaccamento e i Sistemi Motivazionali Interpersonali: una prospettiva integrata per la comprensione dei disturbi del comportamento

Introduzione alla teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento, sviluppata da John Bowlby, rappresenta una delle basi fondamentali per la comprensione dello sviluppo emotivo e relazionale del bambino. Secondo Bowlby, l’attaccamento si forma come una risposta adattiva per garantire protezione e sopravvivenza. I legami che il bambino instaura con i caregiver primari non sono solo un bisogno emotivo, ma una necessità biologica. Un attaccamento sicuro, che si sviluppa quando il caregiver è in grado di rispondere in modo coerente e sensibile ai bisogni del bambino, fornisce al piccolo una base sicura da cui esplorare il mondo e tornare nei momenti di difficoltà.

D’altro canto, attaccamenti insicuri – che possono essere evitanti, ambivalenti o disorganizzati – sorgono quando il caregiver è incoerente, poco disponibile o addirittura fonte di paura. Tali attaccamenti instabili o traumatici possono predisporre i bambini a sviluppare difficoltà emotive e comportamentali. Un attaccamento disorganizzato, in particolare, è associato a una profonda confusione nel bambino, che percepisce la figura di riferimento come una fonte simultanea di sicurezza e di minaccia. Questo stato di confusione e paura può avere ripercussioni durature sullo sviluppo socio-emotivo e sulla regolazione degli stati emotivi.

I Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI) e la teoria dell’attaccamento

Giovanni Liotti ha arricchito la comprensione dell’attaccamento integrando i concetti di Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI), meccanismi innati che guidano l’interazione sociale e la regolazione delle emozioni. Liotti ha sottolineato che gli SMI sono processi regolatori che si sono evoluti per facilitare le risposte adattive alle diverse situazioni sociali e di sopravvivenza. Questi sistemi operano a livelli gerarchici nel cervello umano e sono influenzati sia da processi primitivi che da quelli cognitivi più complessi.

Gli SMI principali identificati da Liotti comprendono:

  • Sistema di attaccamento: promuove la ricerca di vicinanza e protezione, attivandosi in risposta a situazioni di pericolo o stress.
  • Sistema di accudimento: induce comportamenti di protezione e cura verso gli altri, essenziale nei contesti genitoriali e nelle relazioni di supporto.
  • Sistema agonistico di rango: regola la competizione per il potere e la posizione sociale, manifestandosi con comportamenti di dominanza o sottomissione.
  • Sistema di cooperazione paritetica: incoraggia la collaborazione e la condivisione per il raggiungimento di obiettivi comuni, facilitando le relazioni basate sulla parità.

Questi sistemi si attivano e interagiscono costantemente, e la qualità dell’attaccamento vissuto durante l’infanzia gioca un ruolo determinante nella loro regolazione. Ad esempio, un attaccamento sicuro permette un funzionamento equilibrato degli SMI, facilitando la regolazione delle emozioni e la capacità di interazione sociale. Al contrario, attaccamenti insicuri o disorganizzati possono attivare in modo disfunzionale uno o più SMI, con conseguenze significative sul comportamento e sulle relazioni future.

Attaccamento e sviluppo dei disturbi del comportamento

L’interazione tra la teoria dell’attaccamento e gli SMI fornisce una comprensione profonda di come le esperienze relazionali precoci possano contribuire allo sviluppo dei disturbi del comportamento. Un bambino che vive esperienze di rifiuto, trascuratezza o esposizione a contesti caotici o violenti attiva spesso il sistema di attaccamento in modo disfunzionale. Quando le figure di riferimento non rispondono ai bisogni di protezione e supporto, il bambino può sperimentare una sensazione cronica di insicurezza, che si traduce in una risposta iperattiva del sistema agonistico di rango. Questa risposta si manifesta con comportamenti aggressivi, oppositivi o eccessivamente sottomessi, come meccanismo di difesa contro una percezione del mondo come minaccioso e imprevedibile.

Ad esempio, un bambino cresciuto in un contesto familiare instabile, dove i genitori litigano frequentemente o mostrano comportamenti incoerenti, può attivare il sistema agonistico di rango come strategia per mantenere il controllo e proteggersi dall’angoscia. Al contrario, un bambino che ha sperimentato umiliazioni o svalutazioni ripetute può sviluppare un’attivazione persistente del sistema di rango in modalità subordinata, esprimendo comportamenti di evitamento sociale, insicurezza o dipendenza emotiva.

L’importanza degli SMI nell’interpretazione delle risposte comportamentali

Gli SMI forniscono una lente attraverso cui decodificare i comportamenti problematici e le loro origini. Un adolescente che si isola socialmente potrebbe, ad esempio, manifestare la disattivazione del sistema di cooperazione, spesso derivante da esperienze di attaccamento insicuro. In questi casi, il ritiro può essere visto come un meccanismo di difesa contro l’attivazione di emozioni troppo intense, come la vergogna o la paura di essere respinti.

D’altra parte, un bambino che mostra comportamenti ipercompetitivi o aggressivi può essere guidato da un sistema agonistico di rango sovrastimolato, associato alla percezione costante di dover difendere il proprio status o evitare la sottomissione. La comprensione di questi meccanismi permette al terapeuta di intervenire con maggiore precisione, identificando le cause profonde dei comportamenti e non limitandosi alla gestione dei sintomi.

Terapia e intervento: l’integrazione tra SMI e teoria dell’attaccamento

Integrare la teoria dell’attaccamento con la comprensione degli SMI arricchisce gli approcci terapeutici. L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è particolarmente efficace nel lavorare con bambini e adolescenti che presentano attivazioni disfunzionali degli SMI, in quanto consente di rielaborare i ricordi traumatici e promuovere una regolazione emotiva più stabile. Ad esempio, per un bambino che ha subito l’istituzionalizzazione o ha cambiato molte famiglie affidatarie, l’EMDR può aiutare a elaborare le emozioni di abbandono e rifiuto, favorendo una riorganizzazione più sana del sistema di attaccamento.

La terapia cognitivo-comportamentale e il Parent Training sono altre modalità che possono beneficiare dell’integrazione degli SMI, aiutando i genitori a comprendere le risposte emotive e comportamentali dei loro figli e a rispondere in modo più efficace. Questi interventi mirano a promuovere un ambiente familiare sicuro e prevedibile, riducendo l’attivazione disfunzionale dei sistemi motivazionali e favorendo una cooperazione più armoniosa.

L’importanza della comprensione combinata

Integrare la teoria dell’attaccamento con la conoscenza degli SMI è essenziale per una comprensione olistica dei disturbi del comportamento. Analizzare gli attaccamenti precoci e i sistemi motivazionali attivati permette al terapeuta di sviluppare piani di intervento completi e mirati. L’obiettivo non è solo ridurre i sintomi comportamentali, ma potenziare le capacità relazionali e la regolazione emotiva del bambino, creando una base solida per uno sviluppo più sano e resiliente.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Bibliografia:

  • Bowlby, J. (1988). A Secure Base: Parent-Child Attachment and Healthy Human Development. Basic Books.
  • Liotti, G. (2005). La dimensione interpersonale della coscienza. Raffaello Cortina Editore.
  • Liotti, G., Fassone, G., & Monticelli, F. (2017). L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali. Milan, Italy: Raffaello Cortina.
  • Liotti, G., & Monticelli, F. (2008). I sistemi motivazionali nel dialogo clinico. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Siegel, D. J. (2012). The Developing Mind: How Relationships and the Brain Interact to Shape Who We Are. Guilford Press.
  • Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory. W. W. Norton & Company.
  • Muratori, P., & Milone, A. (2017). Psicoterapia cognitivo-comportamentale per bambini e adolescenti. Il Mulino.
  • Van der Kolk, B. (2014). The Body Keeps the Score. Penguin Books.

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