Il ruolo del padre è da sempre stato al centro di molteplici riflessioni cliniche e psicoterapeutiche, con una rappresentazione che varia notevolmente a seconda delle epoche storiche e dei cambiamenti socio-culturali.
Nel corso degli anni, la figura paterna ha assunto diverse connotazioni. Negli anni ’60, il padre era spesso visto come una figura autoritaria e dominante, il “padre padrone”. Gli anni ’70 e ’80 hanno visto un cambiamento verso un ruolo più periferico, dove il padre era meno centrale nella vita familiare rispetto alla madre. Successivamente, negli anni ’90, si è parlato di un padre più “pallido”, presente affettivamente ma meno capace di fornire certezze concrete. Nell’era contemporanea, si è registrata una ricerca dei figli per una figura paterna che non solo offra affetto, ma anche una solida guida morale e autorevole.
Un aspetto fondamentale emerso dalla clinica psicoterapeutica è la trasformazione del ruolo paterno, soprattutto in relazione alla parità di genere e alla crescente partecipazione dei padri nella cura dei figli. Tuttavia, questa evoluzione non è priva di criticità. La tendenza verso una figura paterna più affettuosa e meno autoritaria può portare a un’assenza di autorevolezza e responsabilità, che alcuni studi suggeriscono possa influenzare negativamente lo sviluppo dei giovani. Un’analisi approfondita dei modelli di paternità e delle loro implicazioni psicologiche ha dimostrato che figure paterne autoritarie o assenti possono avere un impatto negativo sullo sviluppo dell’autonomia e dell’identità dei giovani. La presenza di un padre distante o eccessivamente dominante è associata a difficoltà nell’acquisizione di competenze relazionali e sociali nei figli, contribuendo a uno sviluppo psico-emotivo problematico” (Ugazio, 1985; Edelstein et al., 2024).
L’importanza del coinvolgimento del padre in terapia
Il coinvolgimento del padre nei percorsi terapeutici dei figli è un aspetto basilare per il successo del trattamento e il benessere del bambino.
La teoria dell’attaccamento, sviluppata da John Bowlby, ha avuto un impatto significativo sulla nostra comprensione dell’importanza dei legami familiari nello sviluppo emotivo dei bambini. Secondo Bowlby, il legame sicuro tra il bambino e i suoi caregiver, inclusi entrambi i genitori, è fondamentale per uno sviluppo psicologico sano. I padri svolgono un ruolo cruciale nella formazione di questo legame, influenzando la sicurezza emotiva del bambino e la sua capacità di affrontare le difficoltà e le sfide della vita.
La partecipazione del padre nella terapia non solo aiuta a rafforzare questo legame, ma può anche fornire una prospettiva unica sulla dinamica familiare che può rivelarsi essenziale per una comprensione completa dei problemi del bambino. I padri offrono spesso approcci diversi e complementari a quelli delle madri, arricchendo il processo terapeutico e contribuendo a una visione più completa e bilanciata delle problematiche familiari.
La situazione attuale delle famiglie e la marginalizzazione dei padri
Le dinamiche familiari odierne sono caratterizzate da cambiamenti significativi rispetto al passato. Le famiglie moderne sono sempre più diversificate, e le aspettative tradizionali sui ruoli di genere sono in evoluzione. I padri sono sempre più coinvolti nella cura dei figli e nelle responsabilità domestiche, ma spesso nonostante ciò, continuano a essere marginalizzati nei contesti terapeutici.
Questo fenomeno può essere attribuito a vari fattori. Prima di tutto, le aspettative sociali spesso relegano il padre a un ruolo secondario nella gestione delle questioni emotive dei figli. Inoltre, le pressioni lavorative e le lunghe ore di lavoro possono limitare il tempo disponibile per il padre, rendendolo meno accessibile per le sedute di terapia. Inoltre, la mancanza di consapevolezza sui benefici del coinvolgimento paterno può portare a una scarsa motivazione a partecipare.
Strategie per il coinvolgimento del padre in terapia
Per garantire un coinvolgimento efficace del padre nel percorso terapeutico del figlio, è essenziale adottare strategie mirate. Ecco alcuni suggerimenti pratici:
- Comunicazione chiara: I terapeuti dovrebbero spiegare esplicitamente l’importanza del coinvolgimento paterno e come questo possa influenzare positivamente il percorso terapeutico. La consapevolezza dell’impatto positivo può motivare i padri a partecipare attivamente.
- Flessibilità negli orari: Offrire orari di sedute che tengano conto delle esigenze lavorative e familiari del padre può facilitare la sua partecipazione. Le sessioni serali o il ricorso a teleconferenze possono essere soluzioni efficaci.
- Supporto e formazione: Fornire risorse e formazione sui benefici della partecipazione paterna e sulle modalità per essere un supporto efficace può aiutare i padri a sentirsi più coinvolti e capaci nel processo terapeutico.
- Inclusione nelle discussioni: I terapeuti dovrebbero includere i padri nelle discussioni sui progressi della terapia e nei piani di trattamento, assicurandosi che le loro opinioni e preoccupazioni siano ascoltate e considerate.
Svantaggi di un padre assente nella terapia
- Interruzione del supporto emotivo: L’assenza del padre può ridurre il supporto emotivo e pratico disponibile per il bambino/adolescente, rallentando il progresso terapeutico.
- Mancanza di prospettiva: Senza il padre, può mancare una prospettiva essenziale sulla dinamica familiare, portando a una comprensione parziale delle problematiche.
- Rinforzo dei ruoli tradizionali: L’assenza del padre può perpetuare ruoli di genere tradizionali e limitare l’efficacia della terapia.
Implicazioni della presenza o assenza dei genitori sui disturbi del comportamento
La partecipazione o l’assenza dei genitori ha un impatto significativo sul comportamento e sul benessere del bambino/adolescente. Studi hanno dimostrato che i bambini i cui genitori sono meno coinvolti sono più suscettibili a sviluppare problemi emotivi e comportamentali.
Uno studio di Amato e Keith (1991) evidenzia che la mancanza di coinvolgimento genitoriale è correlata a un aumento dei problemi comportamentali nei bambini. Un’altra ricerca condotta da Dubow e Roderick (1995) conferma che i bambini con minore supporto familiare mostrano una maggiore incidenza di disturbi comportamentali e difficoltà relazionali.
Inoltre, l’assenza di uno o entrambi i genitori nelle sedute di terapia può amplificare i disturbi esistenti e rendere più difficile il trattamento. La mancanza di coinvolgimento può portare a un maggiore stress per il bambino/adolescente e alla manifestazione di sintomi più gravi, poiché il bambino non riceve il supporto necessario per affrontare le sfide emotive e comportamentali.
Il coinvolgimento del padre nella terapia non è solo un’opportunità per migliorare il processo terapeutico, ma è essenziale per garantire un approccio globale e completo alla cura del bambino/adolescente. Un padre coinvolto può offrire un supporto unico e indispensabile, mentre la sua assenza può compromettere significativamente il progresso e il benessere del figlio. Investire nella partecipazione paterna è, quindi, una strategia chiave per promuovere una salute mentale e un benessere ottimali nei bambini.
Articolo curato da:
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica
Bibliografia:
- Bowlby, J. (1982). Attachment and Loss: Vol. 1. Attachment. Basic Books.
- Amato, P. R., & Keith, B. (1991). Parental divorce and the well-being of children: A meta-analysis. Psychological Bulletin, 110(1), 26-46.
- Dubow, E. F., & Roderick, J. A. (1995). The role of parenting in child development: A developmental perspective. Developmental Psychology, 31(5), 723-734.