Trauma, Funzioni Esecutive e Disturbi del Comportamento: fattori di rischio e di protezione

Il trauma rappresenta uno dei fattori più critici nello sviluppo e nel mantenimento di deficit cognitivi, tra cui quelli legati alle funzioni esecutive (FE). La letteratura scientifica ha evidenziato che, accanto al trauma in sé, esistono numerosi fattori di rischio e di protezione che possono influenzare l’insorgenza e la gravità dei sintomi del disturbo post-traumatico da stress (DPTS). Tali sintomi possono avere un impatto diretto sulle capacità cognitive, in particolare sull’attenzione, sulla memoria e sulle FE, compromettendo il funzionamento globale del bambino.

L’esperienza di traumi in età evolutiva ha un impatto significativo sullo sviluppo delle funzioni esecutive (FE) e sulla regolazione del comportamento. Il trauma, che può includere eventi acuti (ad esempio, un incidente o una perdita improvvisa) o esperienze croniche (abuso, trascuratezza o esposizione a conflitti familiari), influisce profondamente sul funzionamento della corteccia prefrontale, area cerebrale responsabile delle FE. Questo collegamento è mediato dal sistema di risposta allo stress, in particolare dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) e dal rilascio di cortisolo, che, in condizioni di stress cronico, può alterare il normale sviluppo cerebrale (Perry, 2006; Teicher et al., 2016).

Il disturbo post-traumatico da stress: una prospettiva neuropsicologica

Il DSM-5 classifica il PTSD come un disturbo correlato a eventi traumatici e stressanti, distinto dai disturbi d’ansia, e include nella stessa sezione il disturbo reattivo dell’attaccamento, il disturbo da impegno sociale disinibito, il disturbo da stress acuto e i disturbi dell’adattamento. Studi epidemiologici (Kessler et al., 1995) stimano che tra il 50% e il 60% della popolazione sperimenterà almeno un evento traumatico nel corso della vita, ma solo il 5-10% svilupperà un PTSD. Questa discrepanza ha portato a indagare i fattori di vulnerabilità e protezione che modulano il rischio di sviluppare sintomi specifici.

Il modello psicobiologico dello sviluppo traumatologico

Il modello dello sviluppo traumatologico di De Bellis (2001) spiega come le esperienze traumatiche, specialmente se precoci e protratte, attivino risposte psicobiologiche disfunzionali che possono influenzare negativamente lo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino. L’amigdala, struttura centrale nella rilevazione della paura, viene iperattivata in seguito a eventi traumatici, generando risposte di attacco-fuga attraverso il rilascio di cortisolo e l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Questa attivazione cronica influisce sul funzionamento della corteccia prefrontale, area chiave per le FE, compromettendo la regolazione delle emozioni, la capacità di inibizione e la memoria di lavoro (Arnsten, 1998).

Le alterazioni neurologiche causate dal trauma non sono statiche: il modello di sviluppo traumatologico dinamico suggerisce che il sistema dello stress possa produrre deficit cognitivi multipli e generalizzati, che vanno oltre i sintomi specifici del PTSD e possono influenzare funzioni come il linguaggio, le abilità visuo-spaziali e l’apprendimento (De Bellis et al., 2013).

Funzioni esecutive e PTSD: una relazione complessa

Molteplici studi hanno esplorato i deficit esecutivi associati al trauma, evidenziando compromissioni in diverse aree delle FE:

  • Controllo inibitorio: persone con PTSD presentano difficoltà a sopprimere risposte automatiche e a inibire pensieri intrusivi legati all’evento traumatico. Prove come il Go/No-Go Test e lo Stroop Test hanno mostrato ridotte performance in compiti inibitori (Lagarde et al., 2010).
  • Attenzione sostenuta: il PTSD è associato a difficoltà nel mantenere l’attenzione su compiti prolungati, con un aumento degli errori di intrusione (Wu et al., 2010).
  • Memoria di lavoro: esperienze traumatiche, come aggressioni o esposizione a guerra, riducono la capacità di mantenere e manipolare informazioni in compiti cognitivi complessi (Burriss et al., 2008).
  • Flessibilità cognitiva e switching: i risultati sugli effetti del PTSD sono incongruenti. Alcuni studi (Stein et al., 2002) riportano difficoltà nei compiti di switching come il Trail Making Test (TMT), mentre altri (Twamley et al., 2009) non evidenziano differenze significative.

Effetti cumulativi del trauma e differenze individuali

La natura e l’intensità del trauma influenzano in modo significativo i deficit cognitivi. Ad esempio:

  • Traumi familiari: studi di DePrince et al. (2009) mostrano che i bambini esposti a violenza domestica o abuso familiare riportano deficit esecutivi maggiori rispetto a quelli esposti a traumi non familiari (es. calamità naturali).
  • Abuso sessuale: specifiche forme di abuso sono associate a difficoltà maggiori nelle capacità linguistiche e nella memoria (Navalta et al., 2006).
  • Durata del PTSD: sintomi cronici di PTSD correlano con una maggiore compromissione delle abilità visuo-spaziali e dell’attenzione (De Bellis et al., 2013).

Strategie di intervento: recuperare funzioni e benessere

Il trattamento dei deficit esecutivi nei bambini traumatizzati richiede un approccio multidimensionale che combini interventi terapeutici, potenziamenti cognitivi e strategie metacognitive.

  1. Terapie focalizzate sul trauma

    • L’EMDR favorisce l’elaborazione dei ricordi traumatici e la regolazione emotiva, migliorando la funzione inibitoria e la memoria di lavoro.
    • Interventi basati sulla mindfulness riducono l’iperattivazione del sistema di risposta allo stress, migliorando l’attenzione e l’autoregolazione.
  2. Potenziamenti cognitivi

    • Training di modificazione attentiva: tecniche come quelle di Amir et al. (2009) migliorano l’attenzione sostenuta e il controllo dell’interferenza.
    • Software di training esecutivo: programmi specifici per il potenziamento della memoria di lavoro e della flessibilità cognitiva possono aiutare i bambini a recuperare abilità compromesse.
  3. Interventi metacognitivi

    • La ristrutturazione cognitiva insegna al bambino a riconoscere e modulare i pensieri disfunzionali.
    • Modelli di problem-solving metacognitivo favoriscono la pianificazione strategica e la capacità di adattarsi a contesti variabili.
  4. Supporto educativo e parentale

    • Parent Training per genitori di bambini traumatizzati aiuta a ridurre i comportamenti disfunzionali attraverso strategie di supporto positive.
    • Interventi scolastici trauma-informed garantiscono ambienti sicuri e prevedibili che promuovono lo sviluppo delle FE.

Il trauma può alterare profondamente il funzionamento delle funzioni esecutive, influenzando sia i sintomi del DPTS sia il funzionamento globale del bambino. Tuttavia, interventi mirati e integrati possono favorire il recupero delle FE, riducendo i sintomi traumatici e migliorando la qualità della vita. Comprendere la relazione tra trauma, FE e disturbi del comportamento è cruciale per sviluppare strategie terapeutiche più efficaci e personalizzate.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Fonti bibliografiche:

  • De Bellis, M. D., & Zisk, A. (2013). “The biological effects of childhood trauma”. Child and Adolescent Psychiatric Clinics of North America.
  • Aupperle, R. L., Melrose, A. J., Stein, M. B., & Paulus, M. P. (2011). “Executive function and PTSD: Disengaging from trauma”. Neuropharmacology.
  • DePrince, A. P., & Freyd, J. J. (2009). “Family environments and traumatic dissociation”. Journal of Trauma & Dissociation.
  • Kessler, R. C., Sonnega, A., Bromet, E., & Hughes, M. (1995). “Posttraumatic stress disorder in the National Comorbidity Survey”. Archives of General Psychiatry.
  • Perry, B. D. (2006). “Applying principles of neurodevelopment to clinical work with maltreated and traumatized children”. In Boyd-Webb, N. (Ed.), Working with traumatized youth in child welfare.
  • Teicher, M. H., Samson, J. A., Anderson, C. M., & Ohashi, K. (2016). “The impact of early stress on hippocampal structure and function”. Frontiers in Neuroendocrinology.
  • van der Kolk, B. (2014). The Body Keeps the Score.

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