Il Disturbo Non Verbale dell’apprendimento

I bambini affetti da Disturbo Non Verbale (NLD) o Disturbo dello Sviluppo delle Abilità Visuospaziali manifestano difficoltà nell’elaborazione visuo-spaziale, come copiare figure, ricordare disegni o ragionare utilizzando immagini e relazioni visuo-spaziali. Tuttavia, di solito ottengono buoni risultati in prove di natura verbale (Mammarella & Cornoldi, 2014).

La prima identificazione di casi di disturbo non verbale risale a un periodo relativamente recente. Il termine “disturbi non verbali dell’apprendimento” è stato coniato per la prima volta da Myklebust nel 1967 e successivamente utilizzato da altri autori come Johnson & Myklebust (1967) e Myklebust (1975) per descrivere un gruppo di bambini con difficoltà di apprendimento che non rientravano nei criteri per la diagnosi di disturbo dell’apprendimento. Successivamente, altri ricercatori hanno descritto casi simili utilizzando termini diversi, come sindrome non verbale (Rourke, 1995), disturbo evolutivo dell’emisfero destro (Nichelli & Venneri, 1995; Weintraub & Mesulam, 1983), disturbo visuospaziale (Mammarella & Cornoldi, 2005a; 2005b), deficit nell’attenzione, nel controllo motorio e nella percezione visiva (DAMP, Gillberg, 2003), disturbo dell’apprendimento procedurale (Crespo & Narbona, 2009), eccetera.

La varietà di termini utilizzati per riferirsi a bambini con difficoltà nelle abilità visuospaziali e buone abilità verbali suggerisce che alcuni bambini presentano sintomi che non possono essere facilmente classificati all’interno dei disturbi del neurosviluppo attualmente riconosciuti dai sistemi diagnostici internazionali. Tuttavia, l’analisi dei criteri utilizzati dai vari studiosi di questo disturbo ha permesso di individuare alcuni punti di sovrapposizione e di possibile accordo per favorire il riconoscimento del disturbo non verbale.

È importante sottolineare che numerosi studi hanno evidenziato differenze significative tra il Disturbo Nonverbale e altri disturbi, come l’ADHD e l’autismo ad alto funzionamento, a livello neuropsicologico, neuroanatomico ed emotivo-sociale.

Basandoci su queste considerazioni, riteniamo che le evidenze scientifiche e cliniche siano sufficienti per riconoscere il Disturbo Nonverbale dell’apprendimento come un’entità clinica distinta e per stabilire linee guida pratiche per la sua gestione.

Nonostante la categoria NLD non sia ancora inclusa nei manuali diagnostici, viene suggerito dalla Linee Guida AIRIPA di indicare nella diagnosi la presenza di un profilo NLD per evitare che le caratteristiche effettive del bambino siano misconosciute attraverso un riferimento ad altre categorie diagnostiche.

I criteri proposti per l’identificazione del Disturbo Nonverbale sono quelli maggiormente adottati a livello internazionale, delineati da Cornoldi, Mammarella e Fine (2016), organizzati in diverse categorie che descrivono le principali aree di difficoltà e le competenze preservate.

A. Presenza di un deficit persistente in una o più misure di intelligenza non verbale, nonostante un’intelligenza verbale normale o superiore alla media.

B. Cadute significative nell’elaborazione visuospaziale, dimostrate da difficoltà in almeno due delle seguenti aree:

  • Difficoltà nella percezione visiva.
  • Difficoltà nella riproduzione o nel ricordo di disegni.
  • Difficoltà nel ricordare informazioni visuospaziali temporanee.

C. Presenza di indici clinici e/o psicometrici di debolezze in almeno una delle seguenti aree:

  • Difficoltà fino-motorie.
  • Difficoltà nell’apprendimento del calcolo o di altre materie coinvolgenti abilità visuospaziali.
  • Difficoltà nelle interazioni sociali.

D. Possibili sintomi visibili prima dei 7 anni, ma non completamente manifestati fino a quando le richieste scolastiche o quotidiane non superano le capacità del bambino.

E. Evidenze di interferenza dei sintomi sulla qualità del funzionamento sociale, scolastico o nella vita quotidiana del bambino.

F. Le difficoltà non derivano dalla presenza di un disturbo dello spettro autistico (ASD) ad alto funzionamento o di un Disturbo della Coordinazione Motoria (DCD). La diagnosi di NLD può essere considerata anche in presenza di alcuni sintomi tipici di ASD o DCD, ma se i criteri diagnostici specifici di NLD non sono soddisfatti, la diagnosi di NLD non si applica. Nel caso in cui il profilo NLD sia causato da una disabilità intellettiva (DI), disabilità sensoriale o una sindrome genetica, la diagnosi di NLD non è appropriata. Tuttavia, in tutti questi scenari, è possibile notare la presenza di alcuni sintomi caratteristici del profilo NLD. Questi criteri possono essere utilizzati per una diagnosi differenziale, soprattutto in relazione ai disturbi della coordinazione motoria e allo spettro dell’autismo ad alto funzionamento.

Differenze e comorbilità con altri disturbi

Le differenze con altri disturbi tipici dell’età evolutiva e le comorbidità sono fondamentali da considerare nel processo di diagnosi differenziale per il Disturbo Non Verbale (NLD). Spesso, l’NLD condivide sintomi con altri disturbi del neurosviluppo o può essere presente in comorbidità. 

Le difficoltà scolastiche, in particolare nella matematica e nella geometria, sono comuni nel NLD, come evidenziato in letteratura. Tuttavia, queste difficoltà sono generalmente attribuite a scarse abilità visuospaziali piuttosto che a deficit specifici come nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Possono, ad esempio, riguardare l’incolonnamento dei numeri sul foglio anziché le abilità di calcolo.

Le difficoltà motorie nel NLD potrebbero portare a confusione con il Disturbo della Coordinazione Motoria, ma nel NLD i problemi sono generalmente legati ad aspetti fino-motori, come coordinazione delle dita e delle mani. Le difficoltà grosso-motorie sono meno evidenti rispetto al Disturbo della Coordinazione Motoria.

Anche le difficoltà di attenzione e di organizzazione delle attività possono essere presenti nel NLD, simili all’ADHD (Deficit d’Attenzione e Iperattività). Tuttavia, nel NLD, le problematiche comportamentali sono meno frequenti e meno ascrivibili a difficoltà autoregolative rispetto all’ADHD.

Possono anche emergere difficoltà nella comprensione della comunicazione non verbale e nell’uso pragmatico del linguaggio, che possono sovrapporsi al Disturbo della Comunicazione Sociale (Pragmatica). Anche se alcuni bambini con NLD possono manifestare queste difficoltà, non sono specifiche e devono essere accompagnate da altri sintomi tipici del NLD.

Le difficoltà socio-relazionali nel NLD possono sovrapporsi ai Disturbi dello Spettro Autistico, ma è possibile distinguere i due disturbi per la mancanza di comportamenti stereotipati e ripetitivi nel NLD e per la presenza di competenze di ragionamento visuospaziale nei Disturbi dello Spettro Autistico.

L’interesse internazionale per il NLD è in aumento, con iniziative come la consensus conference promossa dalla Columbia University di New York e dall’associazione NVLD project, e la nascita dell’Associazione Italiana per il Disturbo Non Verbale in Italia. Queste iniziative mirano a migliorare la comprensione e la gestione del NLD, consentendo ai bambini e ai ragazzi con questo disturbo di ricevere valutazioni e interventi adeguati e individualizzati.

Indici predittivi dell’NLD

Il Disturbo dell’Apprendimento Non Verbale è una condizione complessa caratterizzata da difficoltà specifiche in compiti di natura visuo-spaziale, accompagnate da competenze verbali generalmente buone.

Occorre considerare questi aspetti, per comprendere se il proprio figlio possa avere un disturbo non verbale:

  • Ha un buon vocabolario, ma mostra difficoltà in compiti che richiedono abilità visuo-spaziali, come assemblare un puzzle, giocare con i Lego o apprendere un percorso?
  • Trova difficile incolonnare i numeri delle operazioni, non è interessato al disegno e ha difficoltà a gestire lo spazio sul foglio mentre disegna o scrive?
  • Fatica ad allacciarsi le scarpe o ad utilizzare piccoli utensili come penne, forbici o un righello?
  • Sembrerebbe goffo e poco portato per gli sport?
  • Si sente isolato dai suoi coetanei nonostante desideri fare amicizia?

Queste sono alcune delle caratteristiche tipiche dei bambini con Disturbo Non Verbale. Se la risposta è “sì” alla prima domanda e ad alcune delle seguenti, sarebbe opportuno fare una consulenza con uno specialista in questo tipo di disturbi. 

Le difficoltà a scuola per i bambini con Disturbo Nonverbale spesso si manifestano nelle seguenti aree:

  • Difficoltà nell’allineare e incolonnare i numeri per svolgere i calcoli, utilizzo del prestito e riporto, scrittura corretta dei numeri e dei segni delle operazioni, comprensione delle frazioni, ecc.
  • Grafia confusa, difficile da leggere e poco rispettosa dei margini della pagina.
  • Disegni di qualità inferiore a quella attesa per l’età.
  • Difficoltà nel leggere l’orologio o nell’attribuire valore alle monete.
  • Problemi di comprensione geometrica e di lavoro con figure astratte o immagini mentali.
  • Scarse capacità di stabilire relazioni spazio-temporali, comprendere cause ed effetti, interpretare grafici e tabelle, ecc.
  • Difficoltà nell’utilizzare mappe, riprodurre percorsi o comprendere schemi geografici.

Questi sono solo alcuni esempi delle sfide che i bambini con Disturbo Nonverbale possono incontrare a scuola. Se si notato simili difficoltà nel proprio bambino, potrebbe essere utile cercare un supporto specialistico.

Articolo a cura del: 
Dott. Samuele Russo – Psicologo, Psicoterapeuta, Psicoterapeuta EMDR, specialista in Psicologia Pediatrica

Bibliografia:

  • Mammarella, I. C., Lucangeli, D., & Cornoldi, C. (2010). Spatial working memory and arithmetic deficits in children with nonverbal learning difficulties (NLD). Journal of Learning Disabilities, 43, 455–468.
  • Mammarella I. , Toso C., e Cornoldi C. Riflessioni sul Disturbo Nonverbale (NLD): Proposta per linee guida AIRIPA
  • Petti, V. L., Voelker, S. L., Shore, D. L., & Hayman-Abello, S. E. (2003). Perception of nonverbal emotion cues by children with nonverbal learning disabilities. Journal of Developmental and Physical Disabilities, 15, 23–36.
  • Rey A. (1979), Reattivo della Figura complessa, Giunti Psychometrics, Firenze.
  • Rourke, B. P. (1989). Nonverbal learning disabilities: The syndrome and the model. New York, NY: Guilford Press.
  • Semrud-Clikeman, M., & Glass, K. (2008). Comprehension of humor in children with nonverbal learning disabilities, reading disabilities, and without learning disabilities. Annals Dyslexia, 58, 163–180.
  • Semrud-Clikeman, M., Fine, J. G., & Bledsoe, J. (2014). Comparison among children with children with autism spectrum disorder, nonverbal learning disorder and typically developing children on measures of executive functioning. Journal of Autism and Developmental Disorders, 44(2), 331-342.
  • Spreen, O. (2011). Nonverbal learning disabilities: A critical review. Child Neuropsychology, 17(5), 418-443.
  • Wechsler, D. (2012). Wechsler preschool and primary scale of intelligence—fourth edition. San Antonio, TX: The Psychological Corporation.

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